Home » Tesi » Se la televisione é una cattiva maestra, internet non è un buon professore

Informazioni sulla Tesi:
- Autore della Tesi: Emiliano Fedele
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- Note sulla Tesi:
La presente tesi esaminerà gli effetti nocivi derivanti da un uso eccessivo e scorretto della televisione e della rete Internet. È il naturale prosieguo di un percorso di analisi sui rischi connessi al mondo virtuale contenuto nel project work finale per il primo anno del corso di Scienze criminologiche Cyberbullismo. Analisi e metodi di risoluzione di un fenomeno.1 Oltre allo studio e all’analisi della letteratura scientifica e accademica disponibile in materia, la dissertazione attinge direttamente alla documentazione e alle informazioni afferenti alla mia esperienza professionale perfezionata e arricchita nei numerosi incontri di sensibilizzazione condotti in qualità di oratore in scuole superiori di primo e secondo grado, associazioni e istituzioni di tutta la regione Lombardia. Alla luce delle competenze professionali tecniche maturate nel campo dei reati informatici e acquisite in percorsi formativi specialistici, si è ritenuto opportuno adottare un approccio multidisciplinare ad ampio spettro che potesse avvalersi di una pluralità di chiavi analitiche e offrire soluzioni duttili e poliedriche. Premessa fondamentale della dissertazione è l’assunto che il mondo virtuale non sia un’entità astratta con conseguenze effimere. La rete Internet è un autentico “universo parallelo” abitato dalla comunità di utenti che lo usano, lo modificano e lo trasformano. Internet non è quindi un “ambiente” cui siamo passivamente esposti, ma è espressione diretta dell’azione di ogni singolo individuo i cui effetti si ripercuotono vicendevolmente nella vita reale di tutti.
Fulcro principale sarà l’analisi del “male” e della violenza, che originano dalle pagine del Web per materializzarsi nella vita reale degli individui. Saranno prese in esame le due figure principali coinvolte: le vittime e gli autori di reati e l’evoluzione delle loro modalità di comunicazione attraverso le generazioni X (nati tra il 1965 e il 1980), Y (nati tra il 1980 e gli anni 2000) e Z (nati tra il 1995 e il 2012). Sarà quindi dimostrato come l’utilizzo scorretto della Rete non riguarda solo i più giovani, spesso denominati nativi digitali,2 secondo la definizione coniata nel 2001 da Mark Presky,3 ma anche i cosiddetti immigrati digitali, ovvero le persone nate e cresciute nell’epoca precedente in cui non esistevano simili mezzi di comunicazione e ne hanno appreso le modalità di uso senza sufficienti competenze e misure di cautela e tutela.4 Sarà illustrato infine il framework di un progetto educativo che possa contribuire a limitare la diffusione della violenza in Rete e a ridurre sensibilmente gli effetti negativi che un uso inconsapevole degli strumenti informatici di comunicazione può avere sulla sfera sociale, emozionale e psicologica delle persone.